Lettera 127 pubblicata il 5 agosto 2021
UNA MANIFESTAZIONE DI PREGHIERA
PER LA LIBERTA' DELLA MESSA TRADIZIONALE
IN COSTA-RICA
Sabato 31 luglio si è svolto a San José, capitale del Costa Rica, un momento di preghiera e di interpellazione davanti alla Nunziatura della Santa Sede in Costa Rica. Abbiamo chiesto a José Pablo Arias, presidente dell'associazione Summorum Pontificum di questo Paese centroamericano, di spiegarci la loro situazione e le azioni che hanno intrapreso.
João Silveira - Come si chiama il vostro gruppo e come è nato?
José Pablo Arias - Il nostro gruppo si chiama "Asociación Summorum Pontificum Costa Rica", ed è nato dal desiderio di tanti fedeli costaricani di recuperare il prezioso tesoro della Santa Messa tradizionale in comunione visibile con le autorità ecclesiastiche del nostro Paese.
Si è formata ufficialmente nel 2016 sotto la tutela dell'Istituto del Buon Pastore della Colombia, in particolare a quel tempo sotto gli auspici di don Grégory Lutz-Wiest e con il sostegno e il consiglio di un sacerdote diocesano, don Sixto Eduardo Varela Santamaría, senza il cui aiuto non avremmo potuto sviluppare la nostra iniziativa. Attualmente, don Sixto è, a nostra conoscenza, l'unico sacerdote costaricano che sa celebrare la messa tradizionale ed è stato il nostro cappellano negli ultimi 2 anni.
João Silveira - Quanti fedeli compongono il gruppo e chi sono?
José Pablo Arias - Attualmente il consiglio di amministrazione è composto da 7 persone e abbiamo più di 25 laici direttamente coinvolti. Durante le ultime messe che si sono potuto celebrare, la partecipazione è stata in media di 250 fedeli, soprattutto giovani! Inoltre, abbiamo raccolto il sostegno di oltre 500 cattolici in tutto il paese, e la nostra pagina Facebook ha già oltre 12.000 iscritti, e questo è solo l'inizio.
Sottolineo che il nostro gruppo è composto da persone molto diverse, provenienti da differenti regioni del Paese, giovani e meno giovani, ma soprattutto giovani e studenti.
João Silveira - Perché vi siete avvicinati alla liturgia tradizionale?
José Pablo Arias - Il valore della Messa è infinito, e perciò le ragioni possono essere infinite. Tuttavia, possiamo elencare la solennità insita nell'azione liturgica tradizionale, la suprema bellezza dei riti, il silenzio, che facilita la comunione con Dio, l'universalità nello spazio e nel tempo, che ci unisce ai nostri antenati nella fede, l'uso del latino, che, come diceva Giovanni Paolo II, suscita un senso profondo del mistero eucaristico, la coerenza e la ricchezza del lezionario che accompagnamo lungo l'anno liturgico come lo facevanno i nostri antenati, il primato inequivocabile e inalienabile di Dio, che insieme ai segni a cui ci invitano le rubriche tradizionali, ci permettono di partecipare più intensamente al Santo Sacrificio Eucaristico.
João Silveira – Siete voi i responsabili del ritorno della Messa tradizionale in Costa Rica?
José Pablo Arias - Dopo il motu proprio Summorum Pontificum, nel quale si dichiarava inequivocabilmente che il Messale di san Pio V, che ovviamente risale almeno al tempo di san Gregorio Magno, non era mai stato abrogato, emersero diversi gruppi interessati al ritorno della messa tradizionale in Costa Rica, ed essi si sono fatti carico dell'attuazione della celebrazione della messa tradizionale nel nostro Paese.
Tuttavia, nel nostro caso, abbiamo sempre cercato di far sì che la messa possa essere celebrata in comunione visibile con la gerarchia ecclesiastica e in piena sintonia con le comunità parrocchiali.
João Silveira - Qual è la situazione della Messa tradizionale in Costa Rica? Ci sono altri gruppi e altre celebrazioni?
José Pablo Arias - Fino a venerdì 16 luglio, avevamo sempre 2 celebrazioni settimanali e una celebrazione domenicale nella parrocchia del Patriarca San José de Alajuela, offerte da don Sixto Eduardo Varela Santamaría.
Ma è stato soltanto domenica 4 luglio 2021 che è stata celebrata la prima messa tradizionale solenne in una parrocchia dopo la riforma liturgica, nella quale, oltre a don Sixto, vi furono anche un sacerdote dell'Istituto del Buon Pastore e un diacono della Fraternità Sacerdotale di San Pietro, che ci hanno fatto visita appositamente per l'occasione. È stata una celebrazione sublime, che ha toccato in modo molto speciale tutta la nostra comunità.
Sappiamo che anche la Fraternità San Pio X è presente in Costa Rica, celebrando la messa nella provincia di Alajuela e anche in quella di Cartagena.
João Silveira - Cosa è successo dopo la pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes?
José Pablo Arias - Il giorno stesso della pubblicazione, don Sixto e l'associazione hanno contattato Sua Eccellenza Monsignor Bartolomé Buigues Oller, Vescovo di Alajuela, affinché si potesse continuare la celebrazione in tutta armonia della messa nella Diocesi di Alajuela, ai sensi dell'articolo 3 del motu proprio.
Dopo un periodo di discernimento, il vescovo Bartolomé ha emanato un decreto che vieta formalmente ogni celebrazione della messa tradizionale in latino. Questo decreto è stato preceduto da una serie di direttive della Conferenza Episcopale del Costa Rica, che vanno nella stessa linea, cioè, un divieto assoluto e una severità inconsueta di fronte alla legittima volontà dei fedeli, sfidando così l'art. 3 del motu proprio Traditionis Custodes.
Da allora, non possiamo più partecipare alla celebrazione della messa secondo l'usus antiquior.
João Silveira - Come sono state percepite queste decisioni dal vostro gruppo? Che impatto hanno avuto sul gruppo?
José Pablo Arias - Con grande dolore e sgomento. Vedere che la cura pastorale tanto desiderata dai nostri fedeli è stata respinta, mentre alcuni continuano a insistere sulla necessità di aver un atteggiamento di ascolto verso i bisogni dei laici. Abbiamo sopportato questa sofferenza attraverso la preghiera, alla quale non abbiamo cessato di ricorrere sin dalla pubblicazione di quei decreti. Il gruppo è rimasto unito, cercando di unire il dolore causato da questa prova alle sofferenze di Nostro Signore sulla Croce.
João Silveira – Siete determinati a continuare ad adoperarvi per difendere il Rito Tradizionale? Con quali azioni concrete?
José Pablo Arias - Ci piacerebbe citare qui Benedetto XVI che, nella prefazione alla traduzione russa delle sue opere complete sulla liturgia, ha dichiarato: “La causa più profonda della crisi che ha colpito la Chiesa risiede nell'oscuramento della priorità di Dio nella liturgia […] L'esistenza della Chiesa vive della buona celebrazione della liturgia e… la Chiesa è in pericolo quando il primato di Dio non emerge più nella liturgia e, quindi, nella vita. "
Il Signore ci ha mostrato la bellezza della liturgia tradizionale e il ruolo che svolge nel restaurare l'attuale crisi della Chiesa, attraverso molti frutti spirituali che ci è stato possibile osservare nel nostro gruppo, per cui non possiamo in assoluto dimenticare la messa tradizionale.
Oltre alle nostre preghiere private, abbiamo organizzato una giornata di preghiera pubblica davanti alla Nunziatura Apostolica, durante la quale il Nunzio in Costa Rica ci ha offerto il suo aiuto per un dialogo con i vescovi, affinché si possa avere una vera cura pastorale nel rispetto dell'art. 3 della Traditionis Custodes.
Continueremo così questo dialogo, ma anche, se necessario, le giornate di preghiera pubblica, sempre nell'assoluto rispetto delle nostre autorità ecclesiastiche.
Faremo tutto il possibile da un punto di vista canonico e spirituale per il ripristino della messa tradizionale nella Chiesa visibile del Costa Rica.
João Silveira - Quale messaggio o richiesta vorreste lasciare ai cattolici del resto del mondo?
José Pablo Arias - Abbiamo seguito da vicino le molteplici reazioni dei vescovi al motu proprio di Sua Santità Papa Francesco in tutto il mondo, e abbiamo notato con gioia che la maggior parte delle risposte sono state a favore di una vera pastorale dell'ascolto e del rispetto per i fedeli.
Poiché non possiamo dire la stessa cosa nel nostro caso, chiediamo umilmente le vostre preghiere, perché l'aiuto divino ci sostenga in questa prova e non cessiamo di essere fedeli al Signore e alla sua Chiesa, e perché possiamo avere la forza di lottare per la messa tradizionale in questo piccolo Paese.
https://www.youtube.com/watch?v=1SIobGdsTwc
LE RIFLESSIONI DI PAIX LITURGIQUE
1 - La prima riflessione che ci viene in mente è di constatare ancora una volta che l'interesse per la liturgia tradizionale non è un "affare franco-francese", come si pretende a Parigi o a Roma, neppure, come dicono oggi i vescovi italiani, un "affare franco-americano", bensì una realtà universale... fu proprio questo che abbiamo mostrato in una pubblicazione di un anno fa, in cui mostravamo che la liturgia tradizionale veniva ormai celebrata in più di 95 paesi in tutto il mondo: uno sviluppo che non si fermerà.
2 - Possiamo poi notare che se è vero che la liturgia tradizionale si è sviluppata in Costa Rica grazie al lavoro missionario dell'Istituto del Buon Pastore, un "Istituto" ex-"Ecclesia Dei”, ci sono anche sacerdoti diocesani che sono stati conquistati in Costa Rica attraverso l'apertura offerta da Summorum Pontificum, e che, mostrando vera sollecitudine per la Pace, la Fede, la Carità e un vero Amore della Liturgia e della Chiesa, hanno partecipato a questa bella opera di Rinascimento cattolico... Non dimentichiamo nemmeno che in Costa Rica ci sono anche sacerdoti e fedeli legati alla Fraternità San Pio X... il che significa che, come in quasi tutti i Paesi oggi, la liturgia tradizionale non è né prerogativa né proprietà di un particolare gruppo, ma una ricchezza comune a tutti i cattolici.
3 - Infine, non sarà che in questa improbabile manifestazione tenutasi nell'altra parte del mondo non dovremmo vedere proprio una concretizzazione della visione predetta da don Claude Barthe tre settimane fa, il giorno dopo la pubblicazione di Traditionis Custodes, secondo la quale, ben presto, avremmo visto davanti a 10, 20, 30 o anche più nunziature, cattolici elevando le loro preghiere affinché la Pace e la Giustizia siano ristabilite nella Chiesa?
Sì, preghiamo perché sia ??ristabilita la "LIBERTÀ PER LA LITURGIA TRADIZIONALE" e perché gli amici della Pace comprendano che “non devono toccare i nostri sacerdoti".